Come si apprese il giuoco del calcio a Lanciano
Dal “Frentan Sporting Club„ alla “Virtus„
Libera Voce, periodico cittadino di area repubblicana, nel novembre del 1949 lancia un appello a ricostruire l’albo d’oro delle squadre lancianesi, andato distrutto durante la guerra. A gennaio, sulle colonne dello stesso giornale, Alfredo Bontempi, vicedirettore della testata nonché giovane liceale nel primo decennio del ’900, racconta la prima apparizione del foot-ball in città, nell’articolo intitolato Come si apprese il giuoco del calcio a Lanciano. Dal “Frentan Sporting Club„ alla “Virtus„ che di seguito riproponiamo integralmente.
Una mattina di molti anni or sono, nell’ora della ginnastica, apparve alla palestra del Liceo Ginnasio, allora in Via degli Studi, insieme col prof. Bevilacqua, un giovane con un maglione bianco, i calzoncini da giocatore e con in mano un grosso pallone di cuoio. Grande meraviglia nostra, studentelli delle prime classi ginnasiali, abituati in quell’ora, dopo gli esercizi atletici, a giocare alla «barriera».
Il giovane in tenuta da giocatore era il sig. Vittorio De Angelis, tornato allora allora dalla Svizzera, ed era venuto per spiegarci come si giocava il foot-ball, di cui si era appassionato nella permanenza all’estero. Ci spiegò, difatti, le prime regole, facendoci una testa di nomi inglesi: Back, Half, Goalkepcar.
Quella mattina non ci entusiasmammo: l’enorme pallone di cuoio era pesante e non volevamo perdere tempo a tirar calci, mentre ci attendeva il gioco della «barriera», per noi tanto divertente. Ma il sig. De Angelis non si dette per vinto. Se non aveva trovato negli studenti gli ammiratori del giuoco che egli voleva introdurre nelle ore dedicate alla ginnastica, trovò fuori di questo ambiente i primi tifosi e costituì la società sportiva sotto il nome (allora i nomi erano tutti inglesi!) di «Frentan Sporting Club».
Com’era bello il prato della Fiera in quel tempo! A primavera era tutto fiorito di margheritine. Non era, come adesso, il vivaio di rovi e degli sterpi. Su quel terreno si giocarono le prime partite dinanzi a spettatori che scrollavano la testa con diffidenza e mormoravano: ma sono dei pazzi! Si affannano tanto, per tirare un calcio a quel pallone!
I giuocatori? Portiere il sig. Cibotti Damiano che parava con molta calma, senza fare i tuffi che sono oggi di moda. Se il pallone entrava, non se la prendeva: una risata e il giuoco continuava. Nel suo negozio al Corso Trento e Trieste era la sede dello «Sporting Club». Vi erano anche, tra gli altri, Giuseppe Tavani, oggi valoroso ingegnere a Livorno, Giuseppe Carabba, l’Ufficiale Sanitario del nostro Comune, Filippo Carabba, l’avvocato rimasto sempre amante dello sport, molti ingegneri della Sangritana, Michele Carestia, studente, tutti sotto la guida di Vittorio De Angelis, tenace maestro del giuoco, primo allenatore lancianese.
I giovani cominciarono ad interessarsi ed a imitare. I convittori del Seminario acquistarono un pallone, e sotto la sorveglianza di don Luigi Carbone, giocavano anch’essi, ma in qual modo! Camerata A, contro Camerata B. Le squadre erano di trenta persone ognuna. Sul pallone un groviglio di decine di giuocatori. Il giuoco andava lo stesso, fino a quando qualcuno rimaneva a terra a gridare per un calcio ricevuto in malo modo.
Così si apprese in Lanciano il giuoco del pallone. Eravamo allora al 1908 e 1909, quando il pane costava sei soldi il chilo, quando di guerre non si parlava affatto, quando la vita era bella e il giuoco era per tutti uno svago ristoratore. Passarono gli anni e sorsero i campionati tra le piccole squadre, la «VIRTUS» apparve all’orizzonte e i nomi inglesi si trasformarono man mano in quelli della bella lingua di Dante.