Natalini, il difensore goleador che da giovane “studiava” da attaccante
Intervista al centrale del Lanciano autore di 3 reti in 4 partite: il passato, le amicizie nello spogliatoio, il rapporto con la città e i progetti in rossonero
Alessio Natalini, partiamo dalla vittoria con l’Atessa e dal terzo gol in campionato: che emozioni ha provato nella trasferta di Montemarcone?
«Fortissime fin dal riscaldamento sotto lo spicchio dei nostri tifosi: il loro calore era così forte che non riuscivamo a sentire neanche quello che ci diceva il Prof (il preparatore atletico Alessandro Spinoglio, ndr). La voglia di risalire insieme si percepisce dentro e fuori dal campo, infatti quando segno adoro andare ad esultare con loro: l’abbraccio di questa gente è qualcosa di unico».
A proposito di gol: ha sempre segnato così tanto in carriera?
«Fino agli Allievi ho fatto l’attaccante, quindi diciamo che ho avuto un bel feeling con il gol. Anche nella Vastese feci 6 reti in una stagione, non male per un centrale difensivo. Poi va detto che queste realizzazioni sono nate tutte da splendidi assist di Lorenzo Sardella che ha un piede niente male. Inoltre il mister fa un lavoro maniacale sulle palle inattive, sia a favore sia contro. A questo proposito potrete sicuramente immaginare la sua reazione in occasione del gol subito ad Atessa sugli sviluppi di un blocco da calcio d’angolo: era infuriato».
Lei ha vinto svariate volte il campionato di Eccellenza tra Abruzzo e Marche: ha notato differenze sostanziali per quanto concerne il livello del torneo nelle due regioni?
«Grossomodo è lo stesso. La cosa diversa è data dal numero obbligatorio di “fuori quota” da schierare: due nelle Marche, tre in Abruzzo. In entrambe le regioni ci sono campanilismi piuttosto accesi, soprattutto quando ci sono nobili decadute come la Sambenedettese o la Vastese».
Oltre alle vittorie in Eccellenza con le maglie di Sambenedettese, Vastese e Sangiustese, lei ha militato diversi anni anche in Serie D. Cosa le hanno lasciato a livello umano e sportivo queste stagioni?
«Sono state tutte esperienze meravigliose che mi hanno fatto crescere molto come calciatore e come uomo. Ho ancora tanti amici con cui mi sento da Macerata, Agnone e Città Sant’Angelo. Proprio degli anni alla Renato Curi Angolana ricordo con affetto il barbiere della squadra, Bobby Star, una persona straordinaria oltre che un grande vicino di casa: colgo l’occasione per salutarlo».
Prima dell’approdo in rossonero aveva ricevuto altre offerte in estate?
«Sì, ho avuto varie proposte da diverse categorie: potevo andare in Eccellenza abruzzese o marchigiana, oppure in D in Piemonte o in Liguria. Alla fine ho accettato questa sfida: una piazza con una ferita aperta come Lanciano, un progetto finalmente serio e pluriennale con uno staff tecnico preparatissimo e una tifoseria calda. Ci sono tutti i presupposti per risalire la china e per farlo insieme. Sono abituato a situazioni del genere: anche a San Benedetto la società stava “rinascendo” dopo un fallimento. Lì facemmo 1.700 abbonati in Eccellenza, qui si fanno 1.800 spettatori in Prima Categoria: piazze così sono difficili da rifiutare in qualunque situazione».
Lei è originario di Vasto, oltre che ex della Vastese: come hanno reagito i suoi concittadini a questo trasferimento al Lanciano?
«Diciamo che non l’hanno presa benissimo (ride, ndr)… A parte gli scherzi, so della rivalità tra le due piazze, ma c’è stato un sano sfottò, nulla di più. Chi gioca a calcio sa che questo fa parte del gioco».
Si vede qui per molti anni ancora?
«Sicuramente siamo qui per arrivare tutti insieme il più in alto possibile. Oltretutto mi sono ambientato anche in città: si respira calcio dalla mattina alla sera, non fa differenza se sei dal panettiere, al bar o allo stadio. Ho capito che qui a Lanciano funziona così».
Lei, assieme a Pierluigi Scudieri, è anche istruttore nella scuola calcio della società: è un ruolo nel quale si sente a suo agio?
«È un’esperienza bellissima avere l’opportunità di trasmettere dei valori tecnici e umani a dei ragazzini, che poi sono gli stessi che ti vengono a vedere la domenica e che ti prendono come esempio da seguire: è qualcosa di assolutamente straordinario. Avevo già ricoperto un ruolo simile alla Renato Curi Angolana, e sono felice che mi sia stata data nuovamente questa possibilità».
Ha qualche idolo a cui si ispira?
«Da milanista sicuramente Shevchenko e Maldini. Due grandissimi calciatori ma prima di tutto due uomini straordinari».
C’è invece qualche compagno di squadra con cui ha un legame particolare?
«Sicuramente col “bulgaro” (Scudieri ndr): condividiamo la casa e il reparto in mezzo al rettangolo verde: non potrebbe essere altrimenti. Tra l’altro devo chiamarlo per vedere se ha fatto la spesa (ride, ndr)… A parte lui, siamo un gruppo molto unito, e questa è sicuramente uno dei nostri punti di forza. Inoltre avevo già giocato con Domenico Giancristofaro e Alessandro Tarquini alla Vastese, quindi conoscevo molto bene anche loro».
Domenica sarà disponibile visto il cambio per infortunio nell’amichevole con la Val Di Sangro?
«È stato un cambio precauzionale: avevo un po’ la caviglia gonfia a causa di una piccola distorsione, così l’allenatore ha preferito non rischiare. Ma il fisioterapista mi ha dato l’ok: sarò disponibile al 100% come sempre».